“La canapa è lo strumento migliore che l’uomo ha a propria disposizione”, l’intervista a Steve Allin, fondatore dell’IHBA

Canapa in edilizia //

Img 2Steve Allin è uno dei pionieri moderni della riscoperta della canapa nell’edilizia. E non solo: visto che è una soluzione che può incidere sull’equilibrio da ripristinare nella scelta di come abitare questo pianeta, da anni cerca di sensibilizzare sui risvolti che l’utilizzo di prodotti a base di canapa potrebbe avere sulle nostre vite e sull’ambiente.
Nel 2009 è stato l’ispiratore dell’IHBA (International Hemp Building Association), gruppo non profit creato in Irlanda che conta oggi più di 150 membri provenienti da 25 Paesi, tra i quali anche l’italiana Equilibrium. È un instancabile promotore delle doti benefiche della canapa – in edilizia e non solo – tramite corsi, presentazioni, seminari e anche libri, come “Building with hemp”. Lavora come consulente internazionale collaborando a corsi e progetti avviati in Australia, Regno Unito, Repubblica Ceca, Stati Uniti, Sud Africa e Svizzera.

In occasione dell’evento “Abitare il futuro” al cantiere di Bisceglie “Case di luce”, che diventerà il complesso abitativo in canapa e calce più grande d’Europa, abbiamo avuto l’occasione di conoscerlo e di rimanere in contatto con lui. Ecco come la pensa Allin sulla situazione attuale riguardo alla canapa industriale e sui possibili sviluppi futuri.

Quando e come è nata la International Hemp Building Association?
È successo tutto alla fine del primo Simposio Internazionale sulla canapa in edilizia nella mia città, Kenmare, in Irlanda. Era il 2009 e chiesi ai 70 delegati se secondo loro la creazione di far nascere un’associazione che si occupasse di canapa ed edilizia potesse essere una buona idea; la risposta è stata “Sì”, e così è partito il progetto.

Com’è la situazione riguardo all’edilizia in calce e canapa nel Regno Unito?
Io vivo in Irlanda ma ho di recente condotto il quarto simposio internazionale su canapa ed edilizia in Galles. Come l’Inghilterra e la Scozia fa parte del Regno Unito dove c’è un mercato in forte crescita. In generale il tutto è favorito dal fatto che oggi ci sono molti esempi di utilizzi differenti nell’edilizia e metodi costruttivi con la canapa che aiutano il sistema mostrando a tutti le potenzialità di questo materiale.

Dopo la tua visita in Italia, come reputi la situazione qui da noi?
In Italia, come nella maggior parte dei Paesi europei, sono presenti molti edifici che, dal punto di vista costruttivo, sono male isolati. Non solo, perché in ottica futura le abitazioni devono iniziare ad essere veramente sostenibili dal punto di vista ambientale e abbiamo bisogno di ridurre la quantità di energia che utilizziamo per riscaldare o raffreddare le nostre abitazioni e i luoghi in cui lavoriamo: la canapa per questo può essere una soluzione.

Quale può essere il futuro della canapa industriale?
La canapa comincia ad essere presa seriamente da molte aziende e specialmente quelle che utilizzano composti biologici per realizzare prodotti riciclabili. Ma secondo me la crescita più grande si avrà con la produzione di CBD per il mercato nutraceutico che sta crescendo velocemente.

Che prospettive ha la canapa dopo essere stata umiliata per quasi 80 anni?
Non credo che la pianta sia stata umiliata ma che l’umanità sia stata messa a rischio dalla proibizione del suo utilizzo. Ora siamo noi a dover scegliere nella vita di tutti i giorni di ridurre il nostro impatto sul pianeta utilizzando prodotti fatti in canapa.

Vivi in una casa fatta di canapa e calce?
Quando ho scoperto i materiali da costruzione in canapa, nel 1997, ero a metà della costruzione della mia casa e quindi li ho utilizzati per intonacare tutti i muri interni. Successivamente ho costruito un’estensione della casa in canapa e calce oltre ad un altro prototipo di abitazione, sempre con questi materiali.

In che modo la canapa può rendere migliore il nostro futuro?
Semplicemente essendo il miglior strumento in nostro possesso, oltre ogni nostra immaginazione.

Mario Catania

Pubblicato sulla rivista Canapa Industriale, n°2 – settembre/ottobre 2014

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