Hemp Farm Lab: la cooperativa campana per la canapa di qualità

Aziende canapa //

Lavorare duramente oggi per mettere le basi per un progetto duraturo di produzione di canapa di alta qualità in Campania. E’ l’idea di Hemp Farm Lab, che quest’anno ha deciso di creare una cooperativa che racchiude 25 aziende agricole per un totale di circa 50 ettari coltivati a canapa per la produzione di seme e di infiorescenze. L’obiettivo del Centro Operativo Canapa del Sud, questo il nome della cooperativa, è quello di creare un gruppo solido che possa produrre canapa italiana d’eccellenza.

Per capire più a fondo il senso e la portata del progetto, abbiamo contattato Valentina Capone, che ci ha raccontato come si sta evolvendo la cooperativa.

Come è nata l’idea?
L’idea è nata un anno fa: siamo una cooperativa di produzione agricola e prima trasformazione di canapa sativa ad uso industriale; noi non facciamo solo produzione di fiore, ci tengo a specificarlo. Abbiamo lavorato per oltre un anno al progetto sentendo vari agricoltori che non facevano canapa ed avevano terreni impegnati in altri tipi di produzioni come frutta in serra oppure ortaggi o colture industriali, che ci hanno contattato per il grande interesse suscitato dalla canapa light e volevano capire se potevano inserirla a rotazione nelle proprie coltivazioni. Quindi abbiamo studiato le varie soluzioni che si potevano adottare.

Quante aziende agricole comprende la cooperativa?

Valentina Capone

La cooperativa aggrega oggi 25 aziende agricole ed abbiamo pesato tutti i passi per non fare errori. Ad aprile abbiamo costituito la cooperativa e queste aziende rappresentano abbastanza fedelmente il panorama regionale campano in quanto abbiamo diversi produttori nel casertano, nella provincia di Napoli, un produttore nella Piana del Sele ad Eboli e poi c’è anche un produttore a Latina. Siamo stati contattati anche da fuori regione ma per questo primo anno abbiamo deciso di concentrarsi in un’area territoriale più circoscritta e magari l’anno prossimo ci estenderemo quando implementeremo la nostra rete di agronomi: non avrebbe avuto senso dire di sì solo per fare numero sapendo che non avremmo potuto assicurare loro un servizio di consulenza agronomica puntuale e preciso. I nostri agronomi visitano i campi settimanalmente perché viene tutto pianificato a monte.

Qual è il vostro obiettivo?
Non facciamo solo fiore e non mi piace nemmeno definire il fiore come canapa light: sono in questo settore da diversi anni ed amo profondamente questa pianta: l’ambizione più grande è quella di riuscire finalmente a strutturare una filiera che parta dalla produzione agricola sul nostro territorio e non dall’importazione dall’estero di materie prima. Ad oggi stiamo adeguando il nostro capannone di 1000 metri quadri per fare sia la lavorazione del seme, perché abbiamo produzione di granelle e di varietà di canapa monoiche, sia la lavorazione del fiore. Quindi abbiamo una linea e un impianto per il trimming (la pulizia dei fiori di canapa) e la camera di essiccazione che stiamo allestendo. Ad oggi il 90% della pianta rimane ancora in campo e parliamo della bacchetta, in una coltura che ha una forte vocazione industriale, quindi la speranza è quella di riuscire ad avere al più presto degli impianti che ci consentano di decorticare la bacchetta in modo da creare un’ulteriore marginalità al produttore che potrà così ottenere canapulo e fibra tecnica o fibra tessile.

Quindi un impianto di prima trasformazione per ottenere il canapulo o magari per fare anche le lavorazioni successive?
Io credo che ognuno debba rimanere sulle proprie competenze per assicurare un ottimo prodotto e quindi una realtà agricola si deve dedicare a produzione e prima trasformazione per poi passare le materie prime a chi a competenza ad inserirle in altri segmenti come la bioedilizia. I produttori interessati sono tanti e la chiave di volta per il settore sono le bacchette ed il comparto industriale. C’è stato un black out di 60 anni ed ora dobbiamo ripartire iniziando da ciò che si può già fare in ottica di ripristinare anche le altre filiere. Ora stiamo collaborando con alcuni enti di ricerca ed università fornendo dati per ricreare dei disciplinari di produzione per riconoscere una nuova dignità a questa pianta e trattarla come si fa con altre colture nel settore dell’agricoltura.

Quanti ettari coltiverete come cooperativa?
Complessivamente tra seme e produzione di fiore siamo intorno ai 50 ettari dei quali 20 sono in outdoor per la canapa da seme e poi ci sono tanti produttori che faranno fiore in strutture sia indoor che outdoor.

Come vedi la situazione con questo grande fermento per le infiorescenze?
Credo che quest’anno ci sarà una scrematura naturale perché comunque per arrivare ad una produzione di qualità è necessario un grande impegno ed una grande dedizione. E’ chiaro che ci sarà un abbassamento dei prezzi però credo che sarà la qualità del prodotto a fare la differenza.

Mario Catania

 

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