Intervista a Felice Giraudo, presidente di Assocanapa

Aziende canapa //

imagesAssocanapa, nata nel 1998, è l’associazione italiana che si occupa della canapicoltura. Da sempre attiva per favorire e reintrodurre questa coltivazione nel mercato italiano, l’associazione ha sede a Carmagnola ed ha diverse sedi locali attive in tutta Italia. Abbiamo avuto il piacere di parlare con Felice Giraudo, il presidente (nella foto sotto), in merito al loro associazionismo e impegno.

 

 

Ciao Felice, voi di Assocanapa vi relazionate con tutti coloro che vogliono coltivare la canapa in Italia, parlaci del vostro lavoro.

Innanzitutto vorrei sottolineare che oggi la reintroduzione della coltivazione alla canapa dipende per il 99% da un problema economico e ad essere pessimisti da un 1% per l’aspetto legale, ma l’aspetto legale è del tutto insignificante a livello nazionale perché l’abbiamo risolto, non perché non ci fosse. Iniziare a coltivarla canapa non costa più che per coltivare il frumento o qualsiasi altra coltivazione. Il problema è che per coltivare canapa poi bisogna vendere il prodotto ad un primo trasformatore e di conseguenza il primo trasformatore poi deve vendere i prodotti semilavorati. Quindi è tutta una catena legata insieme da passaggi che hanno un aspetto economico, il nostro compito come associazione è di riportare la coltivazione della cannabis in Italia e bisogna sapere che negli anni 40 era di 100.000 ettari. Le difficoltà per riportare la coltivazione della canapa a quei livelli sono strettamente economiche. Ci sono 4 filoni principali dell’utilizzo della canapa: fibra tecnica (canapulo), filone del tessile, alimentare e farmacologico. Siamo impegnati prioritariamente sul primo punto ma stiamo seguendo anche gli altri.

Vuoi spiegare, per l’ennesima volta, la differenza tra canapa e marijuana?

Felice GiraudoPrima di tutto bisogna distinguere la cannabis sativa, che è quella che coltiviamo noi, e la cannabis indica, che è quella che ha una maggiore concentrazione di THC considerata illegale. Sono varietà diverse ma di una stessa specie, la differenza è nel contenuto di THC, nell’infiorescenza, nelle foglie. In Italia è vietata la coltivazione della cannabis indica e noi questo problema l’abbiamo risolto alla radice. Innanzitutto bisogna coltivare una delle varietà previste nell’elenco che tutti gli anni fa l’Unione Europea. Deve essere un seme certificato, ed inoltre è necessario fare una denuncia di avvenuta semina ad una delle forze dell’ordine più vicine al campo. E’ più lungo a dirsi che a farsi l’aspetto burocratico.

In questi anni di militanza avete notato un cambiamento di mentalità?

La situazione cambia rispetto alla quantità di ettari che vengono coltivati in una zona, in una regione, in una provincia. Più se ne coltiva meno problemi ci sono. Purtroppo c’è una certa ignoranza, soprattutto tra i giovani, sul fatto che oggi molti pensano che la canapa sia la marijuana (nome messicano della canapa), sia droga, e dimenticano che può avere anche usi industriali, alimentari e medicamentosi. Il cambiamento c’è stato rispetto a questo. Man mano che aumentiamo le coltivazioni tutti quanti si rendono conto che la canapa sarà il futuro del pianeta.

Quanta canapa si coltiva in Italia?

Quella che abbiamo coltivato l’anno scorso fa ridere, sono circa 200 ettari.

Quanta canapa si consuma in Italia?

In Italia oggi viene importato in modo particolare l’olio di semi di canapa, specialmente dal Canada.

Assocanapa vi impegna a tempo pieno o fate anche altri lavori?

AssocanapaPer il momento a livello di associazionismo è un discorso di volontariato, anche perché non ci sono entrate. E’ vero abbiamo altri lavori che trascuriamo, ahahah! Stiamo aumentando il numero delle persone quindi aumentano le ore a disposizione per interessarsi ai vari usi e consumi della canapa, che per fortuna stanno crescendo in modo esponenziale. Quest’anno secondo le nostre previsioni in Italia si coltiveranno circa 1.000 ettari di canapa. Anche in Sardegna stanno pensando alla semina. Per far si che si possa coltivare in grande la canapa dico in ogni regione, ma dovrei dire in ogni provincia, ci deve essere un impianto di prima lavorazione, di prima trasformazione, in modo da poter portare con i mezzi agricoli il prodotto al primo trasformatore. Altrimenti visto il basso peso specifico che hanno le balle di canapa raccolte in campo, il costo del trasporto incide enormemente in senso negativo sui risultati economici della coltivazione.

Che prospettive ci sono per lo sviluppo della canapa?

Attualmente abbiamo l’impianto in funzione, fatto con CNR e la regione Piemonte e abbiamo fatto un primo prototipo e adesso abbiamo in cantiere la riproduzione migliorata. Abbiamo parecchie trattative in corso una per la Puglia, l’Emilia-Romagna etc., per cui aumentando questi impianti automaticamente potranno aumentare le coltivazioni con dei risultati economici convenienti per l’agricoltore. E’ molto semplice coltivare la canapa, purché ci sia un ritorno economico. Abbiamo molte zone abbandonate, sia dal tabacco che dalla bietola, quindi ci sono molti terreni interessati a questa coltivazione.

Come vedete la situazione in Italia e come credete possa evolversi?

Nel 2014 sarà cambiata tutta la PAC. La Pac (politica agricola comunitaria) da i contributi agli agricoltori. Nell’ambito dell’unione europea sono previsti per il 2013, non sappiamo ancora per il 2014, dei piccoli contributi di 90€ alla tonnellata di fibra per i primi trasformatori. L’aspetto negativo è che arriveranno meno soldi di prima invece l’aspetto positivo, dal nostro punto di vista, è che sarà privilegiato tutto quanto si riferisce alla difesa dell’ambiente o al miglioramento dell’ambiente. La canapa in questo fa da padrona sia nella coltivazione dove non richiede irrigazione, pesticidi, concimi e sia nell’uso delle materie prime che vengono utilizzate per migliorare la salubrità domestica. Non si sa bene come vengano divisi, ma si sa che saranno privilegiate le coltivazioni che difendono l’ambiente. Per quanto riguarda l’alimentare siamo già partiti alla grande, mentre per l’aspetto tessile e farmacologico stiamo muovendo i primi passi.

A livello tessile ci saranno degli incrementi?

Oggi come oggi tessuto di canapa prodotto in Italia, per quanto di mia conoscenza, non esiste. Noi stiamo cercando di fare i primi passi, in modo particolare con il Biellese, con la filatura tipo laniero in modo tale che con il nostro impianto di sfibratura riusciamo a fare un prodotto, per il momento puramente a livello sperimentale. Siamo proprio all’inizio di questa sperimentazione e so che oggi in commercio ci sono parecchi tessuti di canapa ma non hanno niente a che vedere con l’Italia.

Da dove provengono?

Maggiormente dalla Cina e poi qualcos’altro dalla Romania. Fibra, filato e tessuti provengono generalmente dall’est, noi puntiamo ad avere un prodotto Made in Italy.

Lasciate un messaggio ai lettori di Dolce Vita.

Vivrete meglio consumando prodotti di canapa…

 

Autrice: Enrica Cappello

Pubblicato su Dolce Vita n° 45 – Marzo/Aprile 2013

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