Non solo abbiamo una forte tradizione legata alla canapa e tutte le caratteristiche necessarie per tornare ad essere uno dei maggiori produttori al mondo, in Italia abbiamo anche la fortuna che il CNR (Centro Nazionale delle Ricerche) si stia dedicando allo studio di questo vegetale, per fare in modo che la sua coltivazione torni ad essere remunerativa per gli agricoltori e fare in modo di creare una bioraffineria, e cioè un industria sostenibile che sfrutti tutte le parti della pianta senza produrre alcun rifiuto da smaltire.
Gli sforzi del CNR sono sfociati in due distinti progetti scientifici, uno è il progetto VeLiCa, che si dedica allo studio generale di diversi prodotti che si possono ottenere dalle varie parti della pianta di canapa (canapulo, fibra corta e lunga e semi), l’altro è il progetto FilAgro, che si è maggiormente concentrato sulla valenza della canapa nella biodiversità ambientale e nel tentativo di trasferire i benefici alimentari dei semi di canapa nei prodotti lattiero-caseari ottenuti da un gruppo di carpette alimentate appunto con questi semi.
I progressi degli studi del CNR saranno presentati il 25 marzo dalle 15 alle 18 a Monza, presso lo Sporting Club di viale Brianza 39, nel convegno “Dalla tradizione all’innovazione: la canapa” organizzato da EcoNetwork e CNR EXPO e del quale siamo media partner. Il convegno, moderato dalla giornalista Diana Cariani del Giornale di Monza, sarà aperto dall’intervento della dottoressa Nicoletta Ravasio del dipartimento ISTM (Istituto di Scienze e Tecnologie Molecolari), che racconterà dell’approccio integrato dell’istituto negli utilizzi innovativi della canapa. Poi sarà il turno dell’ingegner Carlo Tonin dell’ISMAC (l’Istituto per lo studio delle Macromolecole del CNR) che spiegherà i possibili utilizzi della fibra di canapa nell’isolamento termico e acustico, mentre la dottoressa Federica Zaccheria, sempre in rappresentanza dell’ISTM, parlerà delle resine termoplastiche e altri materiali biodegradabili prodotti a partire dall’olio di canapa. Poi sarà il turno della dottoressa Federica Alberti della società di consulenza aziendale Kialab srl, che racconterà invece dei possibili utilizzi dei derivati della canapa in cosmetica. Infine la professoressa Giovanna Speranza dell’Università degli Studi di Milano illustrerà come è possibile ottenere esaltatori di gusto dai semi.
Per darvi qualche anticipazione ne abbiamo parlato direttamente con la dottoressa Nicoletta Ravasio (nella foto sotto).
Perché un cittadino medio dovrebbe essere interessato a questo convegno?
Credo che innanzitutto sia un’occasione per tutti quei coltivatori o produttori che siano in generale interessati all’argomento. Il nostro obiettivo infatti è quello di arrivare a promuovere una bioraffineria da canapa, o quantomeno o un cluster di aziende e start-up che si occupino dei diversi settori. Ad ogni modo potrebbe essere un’occasione per chiunque per sapere la verità su questa pianta, sulla quale c’è ancora molta confusione. La canapa può essere centrale per lo sviluppo di un’economia più sostenibile anche in ottica di rilancio del sistema manifatturiero: qui le novità arrivano o dalle super-tecnologie, che per forza di cose si traducono in pochi posti di lavoro, o dai materiali bio, che, con le possibilità di filiera che aprono, sono sicuramente un valore aggiunto. Quindi credo che chiunque ne abbia la possibilità, dovrebbe venire ad ascoltare.
Di cosa si sta occupando il CNR relativamente alla canapa?
Per ora stiamo studiando l’utilizzo di fibra tecnica con la quale abbiamo creato pannelli isolanti dal punto di vista termoacustico che possono essere realizzati con diversa densità e resistenza. Poi l’utilizzo dell’olio di canapa per ricavare biodiesel, lubrificanti e schiume poliuretaniche. Un altro ambito è quello di essere riusciti a produrre esaltatori di gusto a partire dal panello, lo scarto che si ottiene dalla spremitura dei semi di canapa per ottenere l’olio. Questo è un prodotto dal grande valore aggiunto visto che potrebbe sostituire il glutammato la cui produzione oggi è totalmente ad appannaggio dei paesi del Far East. Altro progetto è quello di ottenere idrolizzati proteici per l’utilizzo cosmetico, o monomeri (materie plastiche) dall’olio di canapa, oppure ancora la possibilità di produrre acido polilattico – una bioplastica che va molto di moda oggi – a partire dal canapulo.
E per il futuro avete altri progetti?
Il progetto sul quale ci stiamo concentrando è una nuova frontiera dei materiali bio. Stiamo studiando come ottenere delle resine plastiche dall’olio di canapa, che poi saranno miscelate con la fibra di canapa per creare un materiale termoindurente da utilizzare nell’eco design o nell’architettura sostenibile in generale, oppure per inserirsi tra i nuovi materiali bio attualmente in studio in America per sostituire l’utilizzo di plastica nell’industria calzaturiera.
Mario Catania