La cannabis light ha fatto calare lo spaccio di marijuana illegale

Canapa economia e politica //
In questo articolo
1 / La cannabis light riduce il consumo di marijuana?
2 / Lo studio
3 / I risultati
4 / Le conclusioni

Il mercato della cannabis light non significa solo un grande fermento per agricoltori e imprenditori, ma è servito anche a far calare lo spaccio di cannabis illegale. In piccolo, nonostante le lacune normative,  è successo ciò che accade nei paesi in cui la cannabis viene legalizzata dal punto di vista ricreativo: se le persone hanno accesso legale alla sostanza, come è naturale che accada, preferiscono recarsi nei negozi ad acquistare una sostanza controllata, sulla quale si pagano le tasse, piuttosto che rivolgersi agli spacciatori. Nonostante in Italia la cannabis light venga proposta per motivi legali come prodotto tecnico o da collezione, tutti sanno che le persone che l’acquistano lo fanno per assumerla, e il fenomeno ha quindi contribuito a far calare lo spaccio di quella illegale.

La cannabis light riduce il consumo di marijuana?

Dopo due anni di produzione, commercializzazione e consumo è possibile iniziare a studiare che effetti ha avuto questo boom sul consumo di marijuana illegale? La risposta è sì, secondo uno studio che ha come focus proprio quello di analizzare come il mercato di cannabis light abbia influenzato quello della marijuana. Si tratta di una ricerca condotta dai dipartimenti di Scienze Economiche e Statistiche dell’Università di Salerno insieme al dottor Leonardo Madio dell’Università di York che hanno studiato un modello di studio per rispondere a questa importante domanda.

Lo studio

I ricercatori hanno deciso di confrontare e incrociare i dati relativi ai sequestri di cannabis su base provinciale con quelli relativi alla presenza di negozi che vendono cannnabis light. Lo studio prende in esame i dati fin dall’introduzione della legge a dicembre 2016 per poter studiare l’andamento dei due mercati. Nello studio vengono prese in esame anche le condizioni che sono favorevoli alla coltivazione della marijuana per poter ottenere risultati ancora più significativi.

I risultati

I risultati dello studio condotto parlano chiaro: “La legalizzazione della cannabis light ha portato a una riduzione tra l’11% e il 12% dei sequestri di marijuana illegale per ogni punto vendita presente in ogni provincia e a una riduzione dell’8% della disponibilità di hashish”. Ma non solo, “i calcoli su tutte e 106 le province prese in esame suggeriscono che i ricavi perduti dalle organizzazioni criminali ammontino a circa 200 milioni di euro all’anno” e che per ogni punto vendita si possa associare una diminuzione nei sequestri di 6,5 kg all’anno. A questi risultati va poi aggiunto il fatto che vengono presi in considerazione solo i dati relativi alla marijuana sequestrata, senza poter tenere conto dell’intero indotto di smercio.

Le conclusioni

Le conclusioni di questo interessante studio sono molteplici. Innanzitutto riguardo al consumo di cannabis light che risulta concretamente alternativo a quello della marijuana, attestando quindi l’esistenza di un target importante che preferirebbe le infiorescenze light proprio in virtù dell’assenza di alterazione psicoattiva, costituendo un’esperienza di consumo apprezzata per gli odori e i sapori così simili a quelli che caratterizzano la sostanza illegale.
Occorre poi ricordare che questo studio prende in esame la situazione italiana dove la criminalità organizzata coinvolta nello spaccio di stupefacenti è una presenza forte sul territorio, rendendo quindi emblematica questo situazione di concorrenza tra i due mercati.
Questo primo studio ha posto le basi perché ulteriori ricerche specifiche si spingano oltre fino a dimostrare la relazione tra i due mercati ed aprire un’analisi scientifica che dimostri ancora una volta che la legalizzazione di questo settore, ma soprattutto l’impegno a normarlo anche per quanto riguarda il consumo umano, sia l’unica strada percorribile.

Redazione di canapaindustriale.it

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