La canapa industriale diventa illegale: benvenuti in Italia

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In questo articolo
1 / La canapa industriale illegale in Italia
2 / Cosa succede ora?

Se l’emendamento approvato in Commissione diventerà legge dopo l’approvazione in Parlamento con il doppio passaggio alla Camera e al Senato (probabilmente a fine agosto o a settembre), in Italia diventerebbe illegale coltivare canapa, unico caso in Europa.

Perché la legge non colpisce la cannabis light come è stato scritto da diverse testate mainstream, bensì dichiara come illegale la produzione del fiore in generale, ed è un dato di fatto che qualsiasi pianta di canapa, anche ad uso industriale per fibra o seme, produce comunque il fiore.

Nella notte – con il favore delle tenebre, come hanno commentato le opposizioni –  è stato approvato l’emendamento sulla canapa contenuto del Ddl Sicurezza che era stato precedentemente accantonato.

“Il mondo agricolo con le principali associazioni (CIA, Coldiretti, Confagricoltura e Copagri, oltre a quelle della canapa industriale come Canapa Sativa Italia e Imprenditori Canapa Italia, nda), si era esposto dicendo che la canapa industriale è un prodotto agricolo, che viene pagata la Pac e che la legge contrasta contro ogni norma comunitaria sulla canapa, e questa legge va a colpire destinazioni d’uso che con la cannabis light non c’entrano nulla”, sottolinea infatti l’avvocato Giacomo Bulleri, evidenziando l’enormità di ciò che sta accadendo.

La canapa industriale illegale in Italia

“I giornali parlano di cannabis light, ma qui è tutta la canapa industriale a diventare stupefacente, perché come si fa a distinguere? Anche se io voglio produrre olio da seme, o fibra, o canapulo, la parte apicale di qualsiasi pianta di canapa produce comunque un fiore, che quando la legge sarà approvata, diventerà illegale, perché considerata come uno stupefacente”.

Bisogna infatti sottolineare che, dopo l’approvazione in Commissione di stanotte, per diventare legge il Ddl Sicurezza dovrà essere approvato dal Parlamento, e quindi sia dalla Camera e dal Senato. Ma va aggiunto che, essendo un provvedimento molto importante per il governo, probabilmente verrà messa la fiducia, togliendo ogni possibilità di discussione.

“Se avessero voluto vietare solo la cannabis light”, conclude Bulleri, “si sarebbe potuto scrivere un testo ad hoc, ma qui si limita a prescindere una pianta, del tutto legale in Europa. Per ora non bisogna andare nel panico: nel momento in cui sarà legge dello Stato, mi auguro che verrà valutato se un provvedimento del genere sia conforme a livello nazionale e comunitario, cosa che al momento escludo”.

Cosa succede ora?

Le strade quindi a questo punto sono due: “Nella peggiore delle ipotesi, si cercherà di evidenziarne l’incostituzionalità e il contrasto al diritto comunitario per cercare di farlo sospendere portandolo alla Corte Costituzionale o alla Corte di Giustizia europea. Ovviamente, per qualunque iniziativa bisognerà aspettare che la legge sia entrata in vigore”, sottolinea l’avvocato Bulleri a Dolce Vita.

L’altra opzione è quella lanciata da Canapa Sativa Italia, che ha denunciato il provvedimento alla Commissione europea. Secondo l’associazione infatti il provvedimento viola diverse normative comunitarie, tra cui la libera circolazione delle merci e la libera concorrenza, come scritto nella denuncia sulle conseguenze nefaste che l’emendamento al ddl Sicurezza avrebbe su tutta la filiera della canapa italiana.

Vietare infatti le infiorescenze anche con livelli di THC consentiti in Europa, non bloccherebbe solo la filiera della cannabis light o della produzione di oli al CBD, ma anche la cosmesi, il florovivaismo, gli integratori alimentari, l’erboristeria. Perfino che produce fibra o canapulo potrebbe avere seri problemi perché, e forse i politici della destra italiana sono rimasti gli unici a non saperlo, la pianta di canapa, utilizzata anche per gli altri sottoprodotti, produce comunque il fiore.

Visto che però il procedimento in Europa potrebbe essere molto lungo Mattia Cusani di CSI aveva precisato che: “Noi ci siamo concentrati sulla sospensiva, sia per la mancata notifica al Tris (un provvedimento che impatta sulla libera circolazione delle merci nel mercato unico europeo deve essere notificata al sistema di informazione sulle regolamentazioni tecniche (Tris)), sia per l’eventuale intervento del Tar, che non entrerebbe nel merito, ma potrebbe sospenderlo in funzione della violazione di una normativa comunitaria”.

Mario Catania

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