La nuova primavera della canapa industriale italiana

Canapa economia e politica Canapicoltura //

E’ la coltura del momento. L’esplosione della cannabis light ha decretato definitivamente la canapa-mania in Italia. La canapa è dappertutto, se ne parla – spesso a sproposito – come mai era accaduto prima. Tutti, anche chi non aveva mai toccato una zolla di terra con le proprie mani, la vogliono coltivare. “Io ho due ettari di terreno…”, è la frase che ormai scatena il terrore in ogni addetto del settore che la sente abbozzare dall’ennesimo “interessato” alla canapa legale.

E mentre aumentano in modo esponenziale le persone interessate a coltivarla (vista l’alta redditività che questo vegetale riesce a garantire per la vendita dei fiori), venderla o entrare in qualche modo nel cosiddetto cannabusiness, cresce anche il numero di possibilità economiche e di professioni a vari livelli.
Intanto sono centinaia le nuove aziende agricole che hanno deciso di seminare canapa in questo 2018 (oltre 700 solo secondo Confagricoltura), e in questa nuova stagione agricola le estensioni coltivate a canapa aumenteranno a dismisura. I dati del 2017 si sono attestati intorno ai 3mila ettari coltivati ma in questo 2018 è atteso un vero e proprio boom.

COLTURA AD ALTO REDDITO
Il volano della crescita di interesse e coltivazioni è stato sicuramente il fenomeno della cannabis light e le infiorescenze a basso livello di THC, che ad oggi sono probabilmente la coltura che porta introiti maggiori per il coltivatore tra tutte quelle disponibili sul mercato. Con le giuste tecniche produttive è infatti possibile raccogliere circa 500/600 chilogrammi di prodotto secco da un ettaro di coltivazione: nella stagione scorsa le infiorescenze sono state vendute dagli agricoltori a prezzi che andavano dai 200 euro chilo agli oltre 1000 euro al chilo. I prezzi variano in base alla bellezza ed alla compattezza del fiore, alla presenza o meno di semi e al contenuto di CBD. Un buon fiore senza semi e con un buon contenuto di CBD ha spuntato prezzi molto buoni.
Questa è la probabilmente la ragione primaria che sta spingendo moltissime aziende ad entrare nel mercato. Se i problemi che la globalizzazione ha portato ai contadini nostrani sono ben noti, avere un prodotto di cui al momento c’è grande richiesta e che può essere venduto a prezzi vantaggiosi fa gola a tutti. Senza contare che la canapa è un’ottima coltura a rotazione anche per il fatto di migliorare ed arieggiare i terreni nei quali viene coltivata, garantendo una migliore resa per ciò che verrà coltivato nel campo in futuro. Sarà da verificare la capacità delle diverse aziende agricole di finalizzare una produzione di qualità, e la capacità del mercato, in base alla richiesta, di assorbire le nuove produzioni italiane.

PROBLEMATICHE LEGISLATIVE E DI FILIERA
Tra le problematiche principali resta quella di reperire il seme di varietà italiane come la Carmagnola e Carmagnola selezionata, l’Eletta Campana e la Fibranova che, non essendo stati replicati in grande quantità negli ultimi anni, oggi sono difficilmente reperibili sul mercato, dove invece si trovano con più facilità varietà francesi e dell’est Europa che si adattano abbastanza bene per i climi del nord Italia e meno bene in quelli del sud. Di recente c’è stato l’appello di Federcanapa che interveniva proprio in questa direzione.
Servono chiarimenti normativi che tolgano gli ultimi dubbi a produttori ed agricoltori. Una norma che inquadri giuridicamente le infiorescenze a basso livello di THC, una sul possibile contenuto di THC negli alimenti, attesa dall’arrpovazione della legge del 2016, e chiarimenti definitivi sul florovivaismo, contenuto nelle legge di filiera e sul come tracciare le genetiche delle piante nel caso di vendita ad esempio di talee. Con una legge giovane è normale che ci siano delle correzioni in corso d’opera, ma, visto il fermento di questi mesi, servirebbero chiarimenti tempestivi.

NON SOLO INFIORESCENZE
Il rischio principale è che l’esplosione delle infiorescenze a basso contenuto di THC oscuri le altre filiere che sono state avviate con fatica negli ultimi anni. Le altre filiere in Italia ad oggi presenti sono quelle della canapa alimentare, con decine e decine di aziende che oggi sfornano prodotti di alta qualità, dall’olio di canapa ai prodotti derivati, in un mercato che oggi vede il Canada come primo produttore mondiale. Altra filiera attiva è quella della bioedilizia e di recente a Roma si è tenuto il convegno del progetto Canapalea per fare il punto a livello internazionale insieme a Francia, Spagna e Belgio, o della cosmetica, con diverse aziende che propongono prodotti per la cura del corpo a base di questo prezioso vegetale.
Di recente si è tornati a discutere molto anche di canapa tessile a partire dal tentativo dei primi anni 2000 di ricreare un filiera italiana. Secondo l’amministratore del Linificio e Canapificio nazionale Pierluigi Fusco Girard i problemi fondamentali sono due: il know how ed i macchinari necessari: “Abbiamo perso la capacità delle persone di lavorarla, ma c’è anche un problema di macchinari: non abbiamo più quelli che servono ad estrarre la fibra lunga e quindi stigliarla. Ricreare una filiera italiana significa anche ricreare i macchinari per andare a tagliarla sul campo che presuppone investimenti molto importanti ed è il limite che oggi tutti incontrano. Si parla di 4 o 5 milioni di euro di investimenti che spaventano chi si avvicina. Poi resta il problema della macerazione. Un altro limite è il prezzo: tutto deve rientrare in costi che sono più o meno quelli del lino, e non è una cosa semplice vista la necessita di recuperare l’eventuale investimento”.
Intanto l’Accademia europea di Bolzano ha annunciato la partecipazione ad un bando europeo per coinvolgere Italia e Austria nella ricreazione di una moderna filiera tessile.
Dal punto di vista della carta di canapa in Italia abbiamo solo la produzione artigianale di Canapa Cruda, mentre il mastro cartaio di Fabriano Sandro Tiberi ha da poco annunciato il progetto di creare un impianto pilota per la produzione di cellulosa italiana.
Altra filiera attiva in Italia, che potrebbe aprire infinite possibilità, è quella della bioplastica di canapa. Non ci sono ancora produzioni per imballaggi o per la stampa ad iniezione ma i ragazzi di Kanèsis hanno da tempo avviato una produzione di filamento in canapa per la stampa 3D, che sta mostrando a tutti le potenzialità di questo materiale.

CONVEGNI, EVENTI E FIERE
Intanto si moltiplicano gli eventi ad ogni livello che coinvolgono anche la canapa. Dalle fiere di settore che da tempo si sono aperte anche agli utilizzi agro-industriali, anche gli eventi dedicati ad esempio al biologico o alla sostenibilità si stanno aprendo alla canapa, mentre crescono in tutta Italia i dibattiti, i convegni, le mostre ed in generale momenti informativi dove accanto agli esperti che spiegano l’evoluzione del fenomeno, ci sono spesso aziende che fanno toccare con mano i propri prodotti.

All’inizio del 1900, prima dell’avvento del proibizionismo, in Italia coltivavamo più di 100mila ettari di canapa. Nel 2017 ne abbiamo coltivati poco meno di 3mila. La speranza è che il governo e le associazioni di categoria possano lavorare insieme per dare un supporto per i nostri agricoltori ed una speranza per la nascita di un’economia più attenta all’ambiente ed al futuro con l’obiettivo di tornare a produrre in grandi quantità la miglior canapa del mondo.

Redazione di canapaindustriale.it

Altri articoli che potrebbero interessarti...