Cosa potrebbe comportare la fine dell’utilizzo del CBD nella terapia per gli animali ?

CBD e cannabis light //
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1 / CBD, animali e il rischio di un passo indietro dal punto di vista terapeutico

Se entro il 20 di settembre le cose non cambiano migliaia di pazienti a quattro zampe si ritroveranno senza terapia, o comunque senza una terapia alla portata di quasi tutti. Allo stesso tempo verrà affossato un’intero settore, il quale, se fosse stato “coccolato” negli anni sarebbe stato nuovamente il fiore all’occhiello dell’ Italia.

Non voglio entrare nel merito del perché, mentre tutto il mondo va avanti e legalizza noi ci preoccupiamo di bloccare il cannabidiolo che non solo non è stupefacente ma ha ormai dimostrato in più studi di essere “terapeutico”.

Non nego che sia necessario avere un pò di “ordine” nel caos dei milioni di CBD che ormai si trovano ovunque. Basterebbero delle linee guide per quel che riguardano le percentuali di cannabidiolo effettivamente presenti nei prodotti e le analisi dei componenti che non contengano metalli pesanti, lieviti, muffe ecc.

CBD, animali e il rischio di un passo indietro dal punto di vista terapeutico

Quello che preoccupa, oltre alla terapia che non ci sarà più, è il passo indietro dal punto di vista terapeutico che verrà fatto in ambito veterinario. In Italia siamo attualmente molto più avanti di tutti i paesi europei per quel che concerne la terapia con i cannabinoidi e questo sarebbe un passo indietro devastante. Sono anni che escono studi sull’utilizzo di CBD full spectrum nelle terapie umane e animali e non solo per quel che riguarda il CBD galenico che, oltre ad avere un costo veramente oneroso non è efficace come un vero full spectrum.

Quello che potrebbe succedere è che animali che usavano olio di CBD per innumerevoli patologie si ritroveranno a dover tornare a farmaci che non sono mai stati efficaci, farmaci che creavano problemi, farmaci che erano addirittura tossici per la loro condizione.

Dal 2016, ho trattato più di 3700 pazienti , la maggior parte con notevole successo, utilizzando i cannabinoidi , una buona parte proprio con olio di CBD. A questi vanno aggiunti tutti quelli trattati da altri colleghi in tutta Italia. Quante vite sono cambiate? Tantissime. Tantissime famiglie hanno riavuto il loro amato quattrozampe in condizione di portare avanti la sua vita nel miglior modo possibile. Pazienti che avevano gravi deficit hanno recuperato, epilettici hanno riavuto indietro la loro vita, artrosici sono tornati a camminare, pazienti con dermatiti ricorrenti sono guariti, famiglie con animali con problemi comportamentali sono riusciti ad aiutare i loro pelosi ad affrontare serenamente la vita.

Quanti animali negli anni sarebbero stati soppressi o avrebbero visto la loro vita accorciarsi se non ci fosse stato il CBD? Tantissimi. Gli scettici saranno contenti, così come le case farmaceutiche. Gli scettici sono colpevoli di grave ignoranza, del rimanere su posizioni che non hanno basi: ricordo che la cannabis e la canapa venivano usate per curare varie malattia già nel 1800. Per quel che riguarda le case farmaceutiche, nel resto del mondo si sono visti crollare i profitti a causa dell’utilizzo del CBD e anche della cannabis. Questo vale nel campo umano ma non è molto diverso nel campo animale. Sono tantissimi i pazienti che hanno potuto dimezzare l’utilizzo di antidolorifici per esempio, sostituiti dal CBD.

Quello che viene portato avanti è gravissimo. Viene tolta la possibilità di “curare” i nostri amici a quattrozampe. Dal punto di vista medico, con le conoscenza acquisite in questi anni verrebbe da definirlo uno scempio, se non peggio.

L’unica speranza è che come 3 anni fa il decreto non diventi operativo.

Dottoressa Elena Battaglia

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